Le manifestazioni della Settimana Santa iniziano la Domenica delle Palme, la Santa Messa e la benedizione dei ramoscelli di ulivo.
Il Martedì Santo i Confratelli e le Consorelle si ritrovano nella cappella dell’Istituto Maria Immacolata per la celebrazione della Liturgia Penitenziale che introduce le celebrazioni del Triduo Pasquale. E’ infatti buona norma, vestire l’Abito della Confraternita essendo in Grazia di Dio. La tradizione della Liturgia Penitenziale fu introdotta dall’allora arcivescovo di Taranto mons. Salvatore De Giorgi.
Caratteristica più immediatamente visibile di tutti i Riti della Settimana Santa Tarantina, è il lento incedere dei Confratelli, un passo scandito da un continuo dondolio che i tarantini chiamano “Nazzecata”.
Il Pellegrinaggio
Alle ore 15 del Giovedì Santo, inizia il Pellegrinaggio agli altari della Reposizione detti Sepolcri. I Confratelli, vestendo l’Abito di Rito, scalzi, col cappuccio calato sul viso e il cappello in testa, e recando in mano il bordone, visitano le chiese del Borgo e della Città Vecchia, per fare rientro nella chiesa del Carmine intorno alla mezzanotte. Il Pellegrinaggio riprende poi alle prime luci del Venerdì Santo per concludersi intorno alle 11.
Giunta in una Chiesa, calati i cappelli dietro le spalle, in prossimità dell’altare, la Posta, fatte le dovute riverenze, rileva la Posta precedente, che si avvia alla chiesa successiva. I Confratelli sostano in adorazione davanti al Repositorio e, solo allora, se lo desiderano, possono tenere i cappucci alzati sul viso.
Il rito del Pellegrinaggio a Taranto esiste almeno da quando esistono le Confraternite, cioè dal ‘500. Sin dalla fondazione della Confraternita del Carmine, i suoi iscritti hanno svolto il Pellegrinaggio come gli altri Confratelli della città. A partire da subito dopo la II Guerra Mondiale, la Confraternita del Carmine è l’unica fra le Confraternite tarantine a conservare questa tradizione.
Alle 16,30 di Giovedì Santo, il Padre Spirituale celebra in chiesa la Missa in Coena Domini. Durante la Santa Messa, il Padre Spirituale compie il Rito della Lavanda dei Piedi a 12 Confratelli in Abito di Rito. Al termine della Messa si svolge nella piazza antistante la processione liturgica del SS.mo Sacramento che sarà poi sistemato nel Repositorio per l’adorazione. Il Padre Spirituale è accompagnato dal Priore che regge l’ombrello processionale e da 6 Confratelli che reggono il Pallio.
Durante il Pellegrinaggio del Venerdì Santo, può capitare alle Poste di incrociare il percorso della Processione dell’Addolorata organizzata dall’omonima Confraternita. In quel caso i Confratelli, calato il cappello dietro le spalle, risalgono la processione, inginocchiandosi davanti alla Croce dei Misteri e al simulacro della Vergine. La Processione dell’Addolorata, lungo il suo percorso, sosta brevemente davanti alla chiesa del Carmine. Qui è accolta dal Priore col Consiglio e dal Padre Spirituale che guida un breve momento di preghiera. Dopo l’incensazione del simulacro della Vergine, la processione riprende il suo lento cammino.
Alle 11 di Venerdì Santo, si svolge in Chiesa l’Azione Liturgica dell’Adorazione alla Croce. Subito dopo la Chiesa viene chiusa per i necessari preparativi della processione dei Sacri Misteri.
La Processione dei Sacri Misteri
Nel pomeriggio, alle ore 17 in punto, il portone della chiesa del Carmine si apre ed appare il troccolante che, impugnando in una mano il bordone e nell’altra il crepitacolo, avanza lentamente dando inizio alla processione dei S. Misteri. Egli è l’unico Confratello della processione ad indossare il cappello in testa. La troccola è in legno intarsiato con sei maniglie di metallo che, battendo su delle borchie anch’esse metalliche, provocano il caratteristico ed inconfondibile suono.
Il troccolante è seguito dal primo complesso bandistico; subito dopo il Gonfalone, di stoffa nera montata su una lunga asta marrone: da un lato è raffigurato un angelo, dal lato opposto, quello solitamente visibile, il volto di Gesù coronato di spine. Il Gonfalone, come la Croce dei Misteri, è portato da un Confratello che avanza a volto scoperto, il cappuccio raccolto sulla fronte da una corona di spine. Segue la Croce dei Misteri, di colore marrone sulla quale sono raffigurati tutti i simboli della Passione.
Subito dietro, quattro coppie di Confratelli precedono la statua di Cristo all’Orto, un complesso scultoreo raffigurante Gesù che prega nell’orto del Getsemani e un angelo che Gli porge il calice: “Padre, se puoi allontana da me questo calice, però sia fatta non la mia ma la tua volontà…”. Il gruppo scultoreo è stato realizzato nel 1924 dal cartapestaio leccese Salvatore Saquegna, in sostituzione di una precedente statua.
Tutte le statue sono rette da quattro Confratelli in abito di rito, ad eccezione del cappello, e da altrettanti Confratelli in abito scuro che reggono una particolare asta di legno sormonatata dalla cosiddetta “forcella” di metallo. Per sineddoche affermatasi nella lingua d’uso, col termina forcella si indica ormai lo strumento nel suo insieme. Di tanto in tanto, la statua viene poggiata sulle quattro forcelle per dare un po’ di sollievo ai portatori.
Il compito di tenere l’ordine nel Sacro Corteo è affidato a nove mazzieri, Confratelli anch’essi in abito di rito che reggono una mazza sormontata ciascuna da un simbolo diverso. Compito dei mazzieri è anche quello di dare brevi cambi ai Confratelli portatori di statue e simboli o componenti le poste.
Le statue seguenti sono precedute ciascuna da quattro coppie di Confratelli: la Colonna: il Cristo appare legato ad una colonna e porta già i segni dei primi flagelli; l’Ecce Homo: “Fatto indossare un manto color porpora, intrecciatagli una corona di sterpi sul capo e sistematagli tra le mani una piccola canna come scettro, il Maestro veniva deriso e schernito «Salve re dei Giudei»; dietro l’Ecce Homo trova posto il secondo complesso bandistico; segue poi la statua della Cascata: Gesù cade sotto il peso della croce mentre procede verso il Golgota, il luogo della crocifissione. Queste tre statue sono opera del 1901 dell’artista leccese Giuseppe Manzo. Anch’esse andarono a sostiruire altrettante statue usate fino ad allora.
Seguono le altre statue: il Crocifisso, simbolo della redenzione: “Era l’ora terza quando lo crocifissero. All’ora nona fattosi buio su tutta la terra, Gesù esclamò a gran voce «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Ed emettendo una alto grido spirò…”; del Crocifisso non si conosce l’autore nè l’anno di realizzazione;
La Sacra Sindone: la croce è nuda, il corpo del Maestro è stato preso da Giuseppe d’Arimatea. Il panno bianco simboleggia il lenzuolo di lino nel quale fu avvolto il corpo di Gesù.
Dietro la S. Sindone trova posto il terzo complesso musicale, poi ancora quattro coppie e l’antica statua di Gesù Morto: il re dei re giace immobile, il suo cammino terreno è compiuto. Ai lati della statua, quattro cavalieri in cravatta bianca e decorazioni reggono altrettanti lacci.
Seguono il clero e l’altra antica statua, quella della B. V. Addolorata: questa effigie è l’immagine del dolore, dello strazio, è il dolore di una mamma che ha perso il figlio diletto. L’Addolorata regge il cuore trafitto nella mano destra e il fazzoletto nella mano sinistra, al contrario della statua che esce in processione la notte del Giovedì Santo. Le due ultime statue sono quelle che componevano la primitiva processione dei Misteri, quella organizzata dal nobile tarantino Diego Calò. Dei due simulacri, non conosciamo l’autore nè l’anno esatto di realizzazione.
Il quarto complesso musicale e i fedeli chiudono la processione.
La processione, dopo una breve sosta nella chiesa di S. Francesco, rientra nella chiesa del Carmine, attesa da una moltitudine di fedeli, alle ore 9 del Sabato Santo. Il troccolante, bussando al portone della chiesa, dà inizio al rito del rientro che si compie lentamente e, al suono della marcia funebre Jone che accompagna il rientro dell’ultima statua, l’Addolorata, il portone si richiude.
Pasqua di Resurrezione
Conclusione delle celebrazioni della Settimana Santa, sono la tradizionale Veglia del Sabato Santo, con la Santa Messa della Resurrezione del Signore. Dopo i giorni della Passione, tutti i Confratelli con le famiglie si ritrovano numerosi in chiesa per partecipare alla Messa di mezzanotte celebrata dal Padre Spirituale.